Profilo biografico
Profilo biografico a cura di Ada Pincherle
Mario Pincherle nasce a Bologna il 9 Luglio del 1919 da Gilda Cameo e Maurizio Pincherle.
Il nonno paterno, Salvatore Pincherle fu maestro di scienza e di virtù civili, insigne matematico, dedicò tutta la sua vita alla ricerca scientifica.
Suo padre, Maurizio Pincherle, ordinario di clinica pediatrica presso l'Università di Bologna, nel 1939, fu espulso dall'Albo dei medici e costretto a lasciare l'insegnamento a seguito dell'entrata in vigore della legislazione antisemita per "la difesa della razza". Venne riammesso all'insegnamento universitario e alla professione medica solo alla fine del 1945. Anche Leo Pincherle, fratello maggiore di Mario, una delle menti migliori della fisica del tempo, dopo aver lavorato nel celebre istituto romano di Via Panisperna insieme ad Enrico Fermi, resse per tre anni l'incarico di fisica teorica presso l'Univerità di Padova, poi a causa dei provvedimenti razziali perse un figlio di pochi mesi per i disagi che fu costretto a sopportare nella fuga dall'Italia verso Londra, dove rimase fino alla morte.
Mario, dopo aver frequentato il liceo Galvani di Bologna, nel 1942 si laurea in Ingegneria. Nel 1943, mentre lui si unisce ai partigiani sui monti delle Marche, la sua famiglia inizia un periodo di fuga che è durato dall'ottobre del 1943 al Maggio del 1945, scandito dalla ricerca affannosa di rifugi che divenivano sempre più precari, dal pericolo di girare con documenti falsi, dal timore delle spiate, dalla necessità di procurarsi adeguati mezzi di sostentamento.
Le leggi razziali promulgate dal regime fascista, la privazione di qualsiasi diritto civile, le continue minaccie di rappresaglie, il terrore di essere deportato o trucidato, tutte le atrocità della guerra e tutti i ricordi di quei terribili anni saranno per Mario Pincherle pietre radicate nel cuore, evocatrici di un dolore fisico oltre che emotivo. La fine della guerra e l'uscita dalla clandestinità, l'abrogazione della legge antiebraica e la restituzione dei beni requisiti non cancellarono il marchio di una così profonda ferita che lo distanziò da quell'identità ebraica già fortemente compromessa.
Nel romanzo "I Segni" (Filelfo Edizioni) cui i critici Capasso e Barberi Squarotti risposero con plauso, Pincherle narra la storia della sua infanzia, ma a partire da questo momento il racconto della sua vita subirà un'interruzione. Sugli anni della guerra infatti, piomberà un silenzio assoluto, riserbo dettato, oltre che dallo spasimo bruciante del ricordo, dall'istinto della rimozione di fronte agli orrori di quegli anni.
Finita la guerra, al rientro a Bologna, la sua vita si normalizza. Nel 1954 si sposa con Francesca Leo da cui avrà 4 figli (Maurizio, Roberto, Marina, Ada). Vivrà per un periodo a Vignola (Mo) e successivamente si traferirà ad Ancona dove rimarrà fino al 1992, anno in cui lascerà definitivamente le Marche per la Toscana.
Questi furono anni proliferi anche di creazioni poetiche e letterarie. L'incontro con i grandi personaggi spirituali della storia ed il legame emotivo stretto con loro influenzeranno tutta la sua vita: la sua produzione lirica rifletterà da ora in poi il suo intimo legame con lo spirito cosmico, e la poesia, fatta di ritmo musicale, attraverso cui il cuore si manifesta, diventerà il ponte d'amore tra l'uomo e Dio. Nessun passato malinconico, nessun futuro di fiduciose attese ma momento eterno che è al contempo presente, passato e futuro, poesia che riflette la semplice essenza dell'infinito presente. (Il manuale del poeta - Filelfo Edizioni)
La sua lunga carriera di insegnante e ricercatore registrò una decisa svolta nel 1965 dopo il suo primo viaggio in Egitto e dopo la visita alla Piramide di Cheope, in cui teorizzo' l'esistenza di una torre, lo Zed, nascosta al suo interno, che in seguito ad accurati rilievi archeologici e scritturali fu considerata la scoperta di uno dei piu' antichi e misteriosi reperti archeologici. (La Grande Piramide e lo Zed - Edizioni Macro)
Pincherle lasciandosi trasportare dal fascino dell'antico Egitto avviò un nuovo ambito di ricerca, basato sullo studio delle antiche tecniche di costruzione ed arricchito dall'attenta lettura di Erodoto. Lo studio di numerosi passi della Bibbia, di testi apocrifi , delle parole di Enoch e di Abramo risvegliarono in lui il desiderio di tuffarsi in dimensioni spirituali più profonde, di attingere al serbatoio delle qualità superiori a disposizione di ogni essere, di riportarle alla luce per arrivare alla comprensione di un Tutto più ampio, nel quale siamo tutti compresi e connessi. (Enoch il primo libro del mondo vol1/2 - Macro edizioni, Il libro di Abramo - Eifis Edizioni, Giobbe: il segreto della Bibbia - Melkisedek Edizioni)
Pincherle non scompone la vastità del sapere in parti separate ma affronta le tematiche da una molteplicità di punti di vista, che vanno dalla tradizione religiosa alla critica scientifica e filosofica, dall'archeologia alla paleotecnologia, dallo smascheramento dei grandi falsi storici alla rivelazione dei misteri dell'antichità. Un uomo coraggioso che scrive libri di "rottura" , un uomo che con le sue dimostrazioni e le sue inesorabili demolizioni di luoghi comuni della storia è determinato nel voler far luce sulla verità, un uomo che infastidisce il lettore di testi storico- tradizionali per porlo di fronte ad un piano diverso da cui poter spiccare un salto di livello, una falcata di coscienza verso un risveglio spirituale.
Attraverso lo studio appassionato delle antiche scritture Pincherle ha inoltre rivisitato la figura di Gesù in una ricerca appassionata durata oltre due decenni. Cosi' il Gesù di Pincherle ricongiunge la terra al Cielo poiche' e' l'Uomo Perfetto come lo era, per Pincherle, Melchisedek o Sargon d'Akkadia, l'uomo universale che vive e sperimenta la propria umanita' pienamente integrata nella propria divinita'. (Il Quinto Vangelo traduzione con testo copto a fronte - Macro edizioni , Il Vangelo della Gioia - M.i.r. edizioni, Il Gesù Proibito - Macro edizioni)
Nel suo incessante viaggio attraverso il mondo antico M. Pincherle viaggia munito delle sue singolari capacità di saper arricchire conoscenze tecnico-scientifiche con dati di carattere filologico e storico-culturali che gli hanno permesso di effettuare straordinarie scoperte, dalla descrizione del sistema usato dagli antichi egizi per sollevare gli imponenti massi di granito sistemati all'interno della piramide, al modello di bussola più primitivo, alla tecnica utilizzata da Archimede per incendiare la flotta romana, al sistema impiegato dagli antichi per la granulazione dell'oro, come alla torre Zed racchiusa nella piramide di Cheope. Pincherle fu il primo a volgere lo sguardo oltre la credenza, ancora oggi graniticamente custodita, che riconosce la Grande Piramide come la tomba del faraone. (L'Album dello Zed - Macro edizioni)
La Grande Piramide non poteva essere una tomba: mai nessuna mummia di faraone vi fu ritrovata. Questo immenso monumento era un calendario cosmico, un osservatorio astronomico, una bussola perfettamente orientata sui quattro punti cardinali, un edificio costruito per proteggere un'antichissima torre antidiluviana: lo Zed, "ancoraggio del cielo alla terra". Come un tassello che ne chiama un altro fu proprio durante lo studio delle tecniche di costruzione dell'antichità che Pincherle venne a contatto con gli Archetipi. Ne aveva già parlato Socrate a Platone definendoli "i mattoni del pensiero": immagini eterne e viventi oltre lo spazio ed il tempo. Anche altri grandi uomini dell'antichità come Abramo, Akhenaton e Pitagora se ne occuparono nel corso della loro vita, così come altri studiosi a noi più vicini, come F. Myers, D. Diringer, Carl Gustav Jung, tentarono di capirne il mistero cosmico. Dopo un lungo periodo di ricerche ed approfondimenti Pincherle ha completato la loro opera rendendola fruibile a tutti. Questa è una tra le sue più importanti scoperte. Gli Archetipi sono i ventidue strumenti con i quali Dio ha "progettato e dipinto l'universo": sono le "funzioni" basilari della vita insite nei suoni e nei segni, nel verbo divino. Ogni creazione dell'universo è riconducibile ad una delle innumerevoli combinazioni di questi segni sacri. Nell'antichità, gli Archetipi erano conosciuti ed usati, su di essi furono costruiti i primi linguaggi; anche Socrate e Platone erano consapevoli della loro esistenza ed erano in grado di usarli, ottenendo così una comprensione profonda della realtà della vita.
Scrive Pincherle a proposito degli Archetipi: "Finché non capirà il significato degli Archetipi, l'uomo sarà dualista, in perenne lotta fra il bene e il male. Col pensiero dialettico non si è risolto nessun problema, ma, uscendo dalle forme e osservando il proprio pensiero ed i suoi Archetipi, l'uomo scoprirà di avere la stessa matrice universale da cui sono nati tutti gli esseri viventi e da cui è uscito l'intero cosmo. Il piccolo uomo comincia a scoprire il Grande Uomo, quello che non ha confini, e ne sente la voce, la stessa che hanno sentito e trasmesso tutti i pionieri degli Archetipi". (Gli Archetipi - Macro edizioni)
Nonostante il disinteresse che negli anni 70/80 gli dimostrarono gli editori ed il sospetto con cui veniva guardata la sua opera dagli ambienti accademici, M. Pincherle ha continuato a condurre i suoi studi a ritmo incessante. I suoi libri possiedono tutti un unico filo conduttore, lo stesso filo che lui seguì e che lo guido' a compiere quest'incredibile cammino di scoperte. Oggi sono pubblicati da diverse case editrici e la sua opera persegue l'obiettivo di preparare la strada alla conoscenza olistica del III millennio.
A conclusione di questo percorso biografico riporto una frase di M. Pincherle "La Storia, così come l'abbiamo studiata, ha la vista troppo corta: è nazionalista, campanilista, provinciale, piena di tabù. Il primo grande capitolo, il più stimolante, il più significativo della storia, rimane una pagina vuota, tutta da scrivere" . Lui, nel corso della sua vita, ne ha scritta una parte.
Ada Pincherle